La ricerca scientifica ha ormai dimostrato in modo inconfutabile il peso della famiglia sulla salute dei suoi membri ed anche a livello di prognosi è assodata l’importanza del supporto delle famiglie nel raggiungimento di risultati ottimali e nella loro persistenza.
In particolare sappiamo che interventi sulla famiglia riducono il tasso di recidive di diverse patologie.
Tra i fattori familiari “protettivi” citiamo: compattezza della famiglia, reciprocità, qualità dei rapporti e dell’attaccamento fra i membri, esistenza di relazioni supportive, comunicazione diretta; tra i cd “fattori di rischio” in primis viene identificata la CONFLITTUALITA’ all’interno della famiglia, la tendenza alla critica e all’attribuzione della colpa, il perfezionismo e la scarsa duttilità, l’intransigenza, il ritardo nei doveri utili allo sviluppo della famiglia, la carenza di un sistema di supporto reciproco, i traumi.
In particolare la tensione e la conflittualità familiare possono aumentare il rischio di patologia cardiovascolare mentre una buona qualità della vita coniugale ed un forte sostegno emotivo sono associati ad un migliore esito della patologia, con aumento del tasso di sopravvivenza. Relazioni sociali e familiari adeguate sono in grado di predire una sopravvivenza di diciotto mesi in pazienti affette da carcinoma mammario al terzo stadio e, ancora, interventi mirati alla riduzione dei conflitti familiari nella gestione del diabete negli adolescenti hanno mostrato una diminuzione degli esiti negativi e nelle complicazioni legate alla patologia. Quelli citati sono solo alcuni esempi di correlazioni tra salute e presa in carico della famiglia e dei conflitti familiari. Occuparsi delle famiglie e della qualità delle loro relazioni si traduce quindi in benessere per i pazienti e nella riduzione di costi sanitari per la società.