e disturbi del comportamento alimentare (DCA)
Una famiglia problematica, malata, può essere incubatrice di patologie psicologiche e/o psichiatriche.
La realtà fittizia esaltata dai mezzi di comunicazione spesso si scontra con quotidianità ben diverse facendo nascere profonde frustrazioni negli individui e dalla frustrazione hanno origine il silenzio, l’ostilità, la rabbia, la depressione.
Secondo il “modello biopsicosociale” sono diversi i fattori che concorrono affinché si sviluppi un disturbo del comportamento alimentare (citiamo, tra i più diffusi, l’anoressia, la bulimia, il disturbo Bed o da alimentazione incontrollata, la sindrome da alimentazione notturna ecc…) e tra essi in letteratura vengono considerati determinanti l’ambiente familiare e sociale.
Oltre ad ereditabilità, genetica ed endofenotipi ha un peso particolare, nell’eziopatogenesi dei disturbi, ossia nel loro costituirsi, la correlazione genotipo-ambiente e quindi il reciproco influenzarsi di fattori biologici ed ambientali. In particolare la famiglia, il luogo in cui si cresce e si vive, ha un peso determinante sull’emancipazione, la formazione dell’identità, la formazione del Sé, l’autostima, tutti fattori “critici” nelle persone che soffrono di disturbi del comportamento alimentare.
Anche se occorre evitare di generalizzare, studi accademici mostrano che è frequente un legame disturbante tra le madri e le pazienti affette da anoressia e/o bulimia, caratterizzato da estremi opposti: o troppo controllante e simbiotico o, viceversa, espulsivo. Anche la conflittualità all’interno delle famiglie che ospitano un DCA (disturbo del comportamento alimentare), viene tipicamente gestita secondo due estremi: o in modo “plateale”, con alti livelli di emotività espressa, oppure con la tendenza a negare i problemi, facendo finta di niente, fomentando incompresioni o sotterranee ma pericolose tensioni.
La ricerca scientifica deposita a favore della presa in carico, in caso di DCA, anche delle famiglie ed anzi la loro inclusione nel trattamento delle pazienti appare indispensabile. I benefici del trattamento basato sulla famiglia, nelle forme di counselling, psicoterapia, training della comunicazione, training strutturato del problem solving ecc…, hanno dimostrato di perdurare anche dopo un follow-up di cinque anni.