Uno degli aspetti più difficili, quando si intraprende la strada della separazione o del divorzio è “come dirlo ai figli”. Mille domande assalgono la mente dei genitori: quali sono le parole giuste, quale il momento ottimale, chissà quale reazione avranno i figli e come fronteggiarla. Se non esiste una ricetta perfetta ci sono alcuni accorgimenti da tenere presenti?
Separazione e divorzio costituiscono un momento di profondo cambiamento di vita, sia per i diretti protagonisti sia, e forse ancora di più, per i figli, qualora ce ne siano. Cambiano gli equilibri, le dinamiche, le consuetudini di tutti i giorni e questo spaventa. Le abitudini sono binari a cui ci affidiamo sulla strada della quotidianità… Soprattutto nei figli, che si trovano loro malgrado coinvolti nella separazione, uno dei sentimenti più forti è quello della paura di smarrire certezze e punti di riferimento, di perdere l’affetto e la presenza di uno o entrambi i genitori, di non avere idea di ciò che sarà.
Citando il saggista Alvin Toffler “il cambiamento è il processo col quale il futuro invade le nostre vite”, futuro che, specie nel caso dei soggetti più deboli, è pura incognita e come tale terrorizza.
Appare chiaro che i genitori separati o in via di separazione, hanno un ruolo fondamentale nell’aiutare i figli ad adattarsi alla nuova situazione, anche se, troppo spesso, il focus della loro attenzione è centrato sulle reciproche accuse e su come sfogare il vicendevole rancore.
Non esiste un modo per rendere la separazione un evento positivo (a meno che la conflittualità domestica sia invivibile ed essa venga vissuta dai figli come unica via di fuga) e non ci sono ricette precise da seguire punto per punto, poiché ogni famiglia è diversa, concorrono mille sfumature interpersonali, ogni nucleo ha il suo “lessico famigliare”, o modalità comunicativa…
Possiamo però elencare alcuni suggerimenti utili per agevolare l’adattamento dei figli alla nuova condizione:
– è importante comunicare in modo chiaro dire ai figli esattamente ciò che sta accadendo intorno a loro, spiegarne le motivazioni e farlo con un linguaggio adatto alla loro età, in modo che possano comprendere. Vanno evitate comunicazioni confuse, false speranze, artifici di linguaggio e discorsi troppo lunghi o complessi. Di per sé la notizia ha un impatto forte che va metabolizzato, ci sarà spazio più avanti per specificarne i dettagli.
Secondo la letteratura in merito, hanno esiti peggiori per i figli i contesti di separazione in cui non vi è stata giusta comprensione di che cosa sia successo. Ciò lascia infatti spazio a distorsioni interpretative, senso di colpa, attribuzione di responsabilità, estremismi ecc…;
– ascoltare i figli, dare loro la possibilità di esprimere il proprio punto di vista. Ciò non significa assecondare ogni loro richiesta in preda al senso di colpa ma fare in modo che le decisioni riguardo al sistema familiare, di cui essi fanno parte, non giungano come dati di fatto incomprensibili ma come qualcosa di condiviso, malgrado doloroso. L’apertura al confronto è utile per dare un senso a ciò che vedono o sentono accadere intorno a loro e ridurre l’alone d’ignoto e la sensazione di pericolo di terremoto imminente. Esso inoltre offre l’occasione per rassicurare sull’amore incondizionato che riceveranno, nonostante la frattura della coppia genitoriale;
– la comunicazione andrebbe data da entrambi i genitori copresenti, ciò per evitare che vi sia la fantasia che la decisione di separarsi sia di un solo genitore e che ci sia uno “spazio di manovra” per poter cambiare le cose: anche questo potrebbe essere un modo indiretto di far sentire responsabili i figli di ciò che sta accadendo;
– evitare nel modo più assoluto di “definire le colpe”: è fondamentale che certe questioni siano appannaggio degli adulti ed i figli non devono assolutamente entrare a farne parte. Un conto sono i rapporti tra gli adulti ( l’ex rapporto di coppia), un altro tra gli adulti ed i figli (rapporto genitoriale);
– parallelamente è importante chiarire ai figli di non avere responsabilità alcuna nella separazione, e che essa è piuttosto una decisione presa dai grandi per affrontare un cambiamento. Ciò non va sottovalutato poiché i bambini, specie in età evolutiva, tendono ad essere autocentrati e cioè a ricondurre a sé ciò che accade loro intorno ed è quindi molto probabile che attribuiscano a loro stessi o a qualche loro comportamento “sbagliato”, ciò che si sta verificando tra mamma e papà;
– rassicurare sul fatto che non perderanno mai l’amore dei genitori, che essi continueranno a prendersene cura, anche se in modo separato, e che non verrà mai meno l’affetto e la possibilità di avere nei genitori dei punti di riferimento;
– introdurre con gradualità i cambiamenti nella vita dei figli: la decisione della separazione non avviene quasi mai in modo repentino. Sarebbe meglio avvicinare i bambini all’argomento, anche cercando di sdrammatizzarlo ( ad esempio spiegando che non tutte le famiglie sono uguali, ci sono famiglie con figli o senza figli, con i nonni o senza, con due case ecc…) facendo in modo che le varietà non vengano vissute in modo stigmatizzante ma piuttosto come differenze in un modo di differenze, ed orientando al concetto di cambiamento, di come si affronta, e dei suoi aspetti anche positivi;
– evitare troppe compensazioni a scopo risarcitorio: spesso i genitori si sentono in colpa nei confronti dei figli e per sopperirvi tendono ad esagerare con regali, vizi di ogni genere e ad essere eccessivamente permissivi. Se ciò supera un certo limite si incoraggerà a non accettare le regole in nome di un vittimismo che tutto deve concedere ed allo sfruttamento di un “vantaggio secondario” della situazione, che inevitabilmente metterà a disagio nella vita, ad esempio a scuola;
– lasciare spazio al dolore: ci vuole un tempo per il dolore, affinché si decanti. Esso non va svalutato con frasi del tipo “non fare i capricci”, “dai non è successo nulla”, ma va accolto, elaborato, per poi trovare nuovi equilibri;
– passare il messaggio che non sempre le cose vanno come si vorrebbe ma ci possono essere alternative rispetto a ciò a cui siamo abituati, che “non tutto è perduto”, che anche le sofferenze possono aprire a nuovi orizzonti e dopo un periodo di confusione si ritroverà una nuova stabilità;
– fare attenzione alla comunicazione non verbale: molto di ciò che comunichiamo agli altri arriva attraverso il linguaggio del corpo; è importante che vi sia coerenza tra ciò che esplicitiamo a voce e ciò che trasmettiamo a livello non verbale (il rischio di confondere è dietro l’angolo).
Chiaramente mettere in pratica quanto elencato non è semplice ed è importante, se possibile, ampliare la rete delle persone fidate a cui appoggiarsi, cercando di evitare di vivere una situazione difficile in isolamento e, qualora sia necessario, avere la maturità di chiedere aiuto agli esperti ed accettare indicazioni e consigli.
“Tante cose ho imparato da voi uomini…
Ho imparato che tutti quanti vogliono vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel come questa montagna è stata scalata. Ho imparato che quando un bambino appena nato stringe con il suo piccolo pugno, per prima volta, il dito del padre, lo racchiude per sempre.” (G.G.Marquez).
di Caterina Signa
Psicoterapeuta – Vicepresidente Diaction